La
perdita dell'indipendenza nazionale nella tragedia del primo trentennio
del Cinquecento portò un abbassamento del tono vitale
italiano
con la conseguente dissociazione fra i diversi elementi della vita
nazionale. Uno di questi elementi, la cultura, risentì
maggiormente di questa povertà della vita pubblica in una
nazione priva della libertà e della sua unità,
riducendosi a pura erudizione personale o a capriccio di virtuosi.
Il culto quasi idolatrico nelle lettere, della forma e della retorica
ciceroniana, determinò, nel sempre crescente gusto italiano
per
le adunanze e congreghe erudite, una spiccata tendenza per il facile,
il superficiale, il vacuo, che divennero ben presto caratteristica
delle numerose associazioni accademiche.
Brigate di buontemponi e di chiacchieroni con titoli o appellativi in
apparenza bislacchi e burleschi, ma spesso scelti con socratica ironia,
come gli Umidi, i Rozzi, gli Apatisti, gli Umoristi, fiorirono ben
presto in tutte le regioni e in tutti gli Stati d'Italia, con una
produzione quasi esclusivamente poetica e versificatrice.
Se qualche merito si vuol ricercare in esse si può solo
nell'uso
della lingua italiana, che lentamente si affermò anche nei
dotti
a unico superstite collegamento nazionale fra gli italiani
politicamente divisi e quasi stremati fra loro.
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Il
secolo XVII vide questi vacui consessi letterari infittirsi e
diffondersi non solo nelle grandi città, ma anche nei centri
minori, con i loro pretenziosi, eruditi e poetici passatempi; ma
poté anche ammirare, fra questa flora sterile, il sorgere di
frutti schietti e saldi, che dovevano crescere vigorosi e ricchi di
linfe vitali: le accademie letterarie della
Crusca e dell'Arcadia, e quelle
scientifiche dei Lincei e del Cimento. Fu l'Arcadia, sorta verso la
fine del XVII secolo, a sgonfiare le vacue poetiche esistenti,
esprimendosi in forme semplici, sincere e naturali, abbandonando la
ricerca ampollosa dello strano e del nuovo a ogni costo.
Da Roma si trapiantò e si diramò per quasi tutta
l'Italia
in cento « colonie » e « campagne
», dando
inizio alla formazione di quelle unità dei gusti e degli
intenti
che mantennero vivi nelle coscienze il ricordo e il travaglio
dell'unità spirituale, etnica e nazionale.
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